Tutto quello che c’è da sapere sul sonnambulismo!

Il sonnambulismo è un disturbo del sonno che può essere frequente in età infantile, ma può persistere anche in età adulta.
Questo fenomeno porta ad un parziale risveglio del cervello nelle ore notturne: vale a dire che certe aree (tipo quella motoria) si risvegliano, altre (ad esempio quelle che hanno a che fare con il risveglio cosciente) restano a dormire.

Chi è affetto da questa patologia tende ad avere un sonno molto disturbato, accompagnato da veri e propri incubi. Il sonnambulismo si può verificare durante il sonno profondo: questo spiega perché nella maggior parte dei casi i pazienti non ricordano affatto questi episodi, o comunque ne ricordano soltanto una parte.
Ci sono tanti altri fattori che possono portare al sonnambulismo: fattori genetici, stress emotivo, uso di antidepressivi, alcool o droghe.
Cosa si verifica durante questo fenomeno?

  • Chi ne è affetto può passare dal camminare tranquillamente per la stanza al correre come tentativo di fuga.
  • I comportamenti sono goffi e confusionari.
  • Vengono effettuati dei percorsi innati che si trovano nel sistema nervoso centrale: per esempio scendere le scale, aprire una porta o accendere la tv. Nei casi estremi, i pazienti possono arrivare anche a svolgere attività più complesse tipo guidare la macchina o abbuffarsi di cibo.
  • Molto spesso c’è incoordinazione: questo vale a dire che il sonnambulo può sbattere contro un mobile o uno spigolo.
  • Mentre il sonnambulo si aggira tranquillamente per casa, i suoi occhi sono aperti e lo sguardo appare fisso. Capita dunque, che si siede sul letto con gli occhi sbarrati e nel caso dei bambini molto piccoli la cosa può essere ingannevole, in quanto un genitore può credere che il figlio sia sveglio ma in realtà sta dormendo.
  • Se al sonnambulo vengono poste domande, egli può risultare assente oppure risponde con piccole frasi talvolta confuse.

Quale atteggiamento bisogna assumere con chi soffre di sonnambulismo?

La cosa più importante è quella di rendere l’ambiente circostante sicuro: porte e finestre ben chiuse in modo da evitare eventuali uscite o incidenti. Per svegliare un sonnambulo è necessario scuoterlo con forza, ma si consiglia di evitare questa procedura in quanto il brusco risveglio potrebbe causare in lui una reazione molto violenta e aggressiva. Tra l’altro, il cervello dei sonnambuli si trova in uno stato di estremo riposo: questo significa che svegliandoli li si porterebbe ad un vero e proprio shock. Perché?
Il corpo dell’essere umano si muove in base a quello che sta sognando, e nel suo inconscio, quella è la realtà: di conseguenza svegliando una persona bruscamente la porti di colpo in un’altra realtà. E’ già “traumatico” per chi viene svegliato improvvisamente da un sonno normale, figuriamoci per un sonnambulo! Questa procedura potrebbe dunque portargli seri danni al cuore e al cervello.
La soluzione sta nel cercare di accompagnarlo a letto in maniera molto delicata.

L’assunzione di farmaci per trattare il disturbo da sonnambulismo può rivelarsi necessaria solo in casi estremi del tipo:

  • Gli episodi hanno una frequenza ciclica di almeno due volte a settimana
  • Spesso queste azioni vengono accompagnati da crisi epilettiche
  • La persona risulta molto ansiosa, correndo il rischio di enuresi (pipì a letto).

Come avviene la diagnosi?

La soluzione si può avere attraverso degli strumenti: con la video-polisonnografia ci si può rendere conto se si tratta di un sonnambulismo leggero e temporaneo (e che quindi potrebbe facilmente scomparire nel corso del tempo) oppure si tratta di un qualcosa di più serio (come ad esempio epilessia).
Il trattamento ha un approccio di tipo comportamentale, attraverso l’uso di alcuni accorgimenti. Vengono inoltre effettuate diverse tecniche di rilassamento, che possono aiutare a prendere sonno in maniera repentina e a calmare i soggetti più ansiosi.

L’evoluzione del disturbo ha generalmente un andamento benigno: questo significa che tende ad andare incontro a remissione spontanea senza interventi mirati.
Secondo alcune statistiche, i bambini dall’età infantile all’età adolescenziale sono i soggetti più affetti, e di questa percentuale soltanto il 2 o il 3% continua ad esserne affetto in età adulta.
Aiutare i bambini a sconfiggere questa patologia non è impossibile, in quanto possono essere guidati verso il rilassamento con più facilità (molto dipende dall’educazione dei genitori e dalla sicurezza che emanano ai propri figli!). Per gli adulti invece la situazione può essere un po’ più complessa.

 

 

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